dietologo nutrizionista genova aspartame

E’ vero che Aspertame e Acesulfame sono pericolosi?

dietologo nutrizionista genova aspartameL’Acesulfame K è un edulcorante artificiale, chiamato anche Acesulfame potassico, e classificato come additivo alimentare con il numero E950. È un dolcificante intensivo, con potere dolcificante pari a 200 volte quello del Saccarosio, uguale a quello dell’Aspartame e a metà di quello della Saccarina. Si presenta come una polvere cristallina bianca, inodore e molto solubile in acqua.
Spesso viene utilizzato insieme ad altri edulcoranti, soprattutto Sucralosio ed Aspartaame, e trova largo impiego come dolcificante per molti prodotti: alimenti a basso contenuto calorico, alimenti per diabetici, preparati per l’igiene orale e anche prodotti farmaceutici.
Come tutti i dolcificanti è stato sottoposto a una varietà di studi per ottenere l’approvazione all’utilizzo per il consumo umano. Questi studi hanno dimostrato che l’Acesulfame non viene metabolizzato dall’uomo in quanto viene assorbito velocemente ed escreto intatto soprattutto con le urine. Non viene inoltre accumulato nei tessuti, nemmeno se assunto ad alte dosi. Per questi motivi si ritiene che non apporti calorie e non abbia alcuna influenza sulla glicemia (è per questo che viene utilizzato nei prodotti per diabetici). L’Acesulfame non sembra inoltre essere metabolizzato dai batteri presenti nel cavo orale e non contribuisce pertanto alla formazione delle carie.
Un’ampia varietà di studi tossicologici ha inoltre dimostrato che è un composto atossico ed e quindi è stato approvato il suo utilizzo come dolcificante intensivo. Le dosi giornaliere (ADI = Acceptable Daily Intake) massime raccomandate dalla FDA (Food and Drug Adiministration) sono di 15 mg/Kg di peso corporeo.
Pur essendo una molecola abbastanza sicura presenta anch’essa degli effetti indesiderati. In particolare, se assunto a dosi elevate, può provocare diarrea (come molti altri edulcoranti) perchè è una sostanza osmoticamente attiva e tende quindi a richiamare acqua nel lume intestinale. Un’altra controindicazione è la sua capacità di portare a Insulino-resistenza poichè, con un meccanismo indiretto, và a stimolare la produzione di Insulina da parte del pancreas.
Si raccomanda infine di evitarne, o limitarne fortemente, l’utilizzo in gravidanza e allattamento. {loadposition adsense}
Anche l’Aspartame è un edulcorante artificiale, classificato come additivo alimentare con il numero E951. Viene anch’esso utilizzato come dolcificante e come esaltatore della sapidità artificiale. L’ Aspartame non è acalorico, contiene le stesse calorie del Saccarosio (4 Kcal/grammo) ma il suo potere dolcificante è 200 volte maggiore per cui ne bastano quantità molto piccole per dolcificare gli alimenti e le bevande. Questo dolcificante non altera inoltre in maniera significativa la glicemia e non provoca carie (a differenza del saccarosio).
A differenza dell’Acesulfame, l’utilizzo dell’Aspartame è stato oggetto di numerosi dibattiti in quanto, una volta ingerito, è rapidamente metabolizzato nei suoi 3 componenti: Acido Aspartico, Fenilalanina e soprattutto Metanolo, una sostanza neuro-tossica che viene trasformata in formaldeide e che può causare cecità. Molti studi in animali da laboratorio hanno inoltre evidenziato la comparsa di tumori (linfomi, leucemie e tumori cerebrali) a seguito della sua assunzione orale, anche se non è stato definito il meccanismo di azione e la presenza di un sicuro rapporto causa-effetto.
La FDA ha tuttavia approvato il suo utilizzo per il consumo umano già nel 1981 alla dose di 50 mg/Kg e l’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) nel 2013 ne ha ribadito la sicurezza, portando la dose giornaliera ammissibile a 40 mg/Kg di peso corporeo, in quanto studi condotti in tutti questi anni non hanno dimostrato una sicura correlazione tra l’insorgenza di tumori e il consumo di Aspartame alle dosi indicate.
Per la presenza dell’amminoacido Fenilalanina l’Aspartame non deve tuttavia essere utilizzato dalle persone che soffrono di fenilchetonuria (malattia genetica rara caratterizzata dall’incapacità di metabolizzare la fenilalanina). Il suo utilizzo è controindicato anche in gravidanza e allattamento poichè se esposto ad alte temperature può essere degradato in una sostanza tossica per il feto e il neonato (dichetopiperazina).

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